Questi, che era funzionario degli Archivi di Stato, incominciò a raccogliere sistematicamente - e per quanto consentivano le regole cospirative - a conservare i documenti che gli pervenivano, dei quali fece il primo nucleo delle attuali raccolte: datano in effetti da quel periodo i soli verbali del Clnrp clandestino che ancora oggi possieda l'Istituto, tra i quali è da segnalare il prezioso resoconto stenografico delle riunioni tenute con la missione Medici-Tornaquinci nel marzo 1945. Dopo la liberazione il lavoro di raccoltà poté essere continuato con metodo ed ebbe presto uno strumento istituzionale nell'Ufficio storico del Clnrp, che fu costituito nel luglio 1945 "per il reperimento e la raccolta sistematica dei documenti relativi agli sviluppi assunti nel campo militare e politico della lotta per la liberazione dalla tirannide nazifascista durante i venti mei anteriori al 15 maggio 1945" e invitò nel mese stesso con una circolare tutti i partiti, Cln, sindaci, parroci, comandanti e comandi partigiani, responsabili di organizzazioni clandestine o di enti, e semplici privati che avessero militato in quella lotta, a comunicare qualsiasi documento o notizia utile per la costituzione e poi per la pubblicazione dell'archivio storico del Clnrp. Nel medesimo archivio confluì, già prima della fine del 1945, anche il materiale documentario dell'attività militare partigiana che era stato raccolto, direttamente o attraverso i diversi uffici stralcio, dalla terza sezione - Archivio storico - dell'Ufficio stralcio del Comando militare regionale piemontese - Cmrp - fin dal giugno seguente la liberazione e che comprendeva soprattutto documenti posteriori alla liberazione e carte delle formazioni Garibaldi. L'Ufficio storico del Cmrp continuò poi l'opera di raccolta, particolarmente intensa in preparazione della mostra partigiana del 25 aprile 1946, a favore dell'archivio del Cln. In conseguenza di questa attività, come risulta dai primi inventari, fu riunita una documentazione sulla Resistenza armata riguardante quasi tutte le divisioni Garibaldi del Piemonte, la divisione Matteotti Italo Rossi, le formazioni autonome del Piemonte occidentale, il Cmrp, il Comando della Piazza di Torino, i vari comandi operanti al momento dell'insurrezione, e numerosi Cln; materiali ora riuniti nella prima sezione dell'archivio dell'Istituto. Un fondo cospicuo di documenti si unì poi a questi, con il versamento delle carte dei Cln piemontesi. Sollecitato dal Comitato regionale, esso avrebbe dovuto compiersi secondo modalità precise, indicate nella circolare 1954 dell'8 luglio 1946 che disponeva l'immediata cessazione dell'attività di tuttti i Cln piemontesi in conformità alle decisioni del convegno dei Cln regionali dell'Alta Italia, tenuto a Milano il 21 giugno di quell'anno. Era previsto che le carte fossero ordinate per materie, e accompagnate da elenchi descrittivi assai esaurienti, con brevi riassunti dei documenti. In relatà furono assai pochi i Cln che raccolsero l'invito, anche quando il termine della consegna fu spostato dal 31 agosto al 15 ottobre 1946 e ci si contentò di materiale non inventariato; si deve tuttavia aggiungere che un'ingente mole di documenti fu tuttavia acquisita e che, unita alla corrispondenza tra il Clnrp e i comitati dipendenti, essa forma ora la seconda sezione - di gran lunga la più ampia - dell'archivio dell'Istituto.

Modesti frutti dette invece l'opera dispiegata dai responsabili dell'Ufficio storico del Clnrp per ottenere documenti sulle attività politiche dei partiti antifascisti e carte fasciste. Un piccolo fondo poté essere raccolto in copia e fu incluso nella prima sezione. Giorgio Vaccarino che diresse l'Istituto nei primi anni continuò la ricerca dei documenti, che ebbe per risultato notevoli acquisizioni, come il rapporto finale della Special Force n.1, gli originali degli accordi di Saretto e Barcellonette con i partigiani francesi, il carteggio con il Piemonte della Gnr di Brescia, e altri. L'archivista Sandretti intanto ritrovava altri documenti militari e molte delle carte dei Cln provinciali non ancora versate. Si provvide, inoltre, con l'aiuto del segretario Sergio Cotta, a dare un miglior ordinamento a quanto si era raccolto con un lavoro che nel 1949 poteva dirsi concluso. Tutto il materiale depositato dapprima a Palazzo Cisterna, dove risiedé la Giunta consultiva regionale emanata dal Clnrp, e poi l'Isrp, fu trasportato anni dopo a Palazzo Carignano e lì rimase finché - venuti a mancare i locali in occasione delle celebrazioni di "Italia '61" - dopo un periodo di abbandono trovò finalmente sistemazione nella sede di via Fabro 6, grazie all'intervento di Giorgio Agosti. Oggi l'Istituto è in attesa di trasferire le proprie collezioni in una più adeguata sede che la città di Torino ha destinato a tale scopo nell'edificio juvarriano di via del Carmine 13, i cui lavori di restauro sono in corso. La struttura attuale dell'archivio mantiene la suddivisione in sezioni così come venne a costituirsi nel riordino effetuato nei primi anni Settanta. I fondi originari sono raccolti in quattro sezioni: la prima comprende la documentazione politica e militare riguardante in grande prevalenza il periodo anteriore allo scioglimento delle formazioni partigiane; la seconda i documenti dei Cln piemontesi successivi alla liberazione; la terza la stampa clandestina, mentre la quarta conserva la documentazione fotografica. I fondi di nuova accessione sono invece raggruppati in cinque sezioni, contrassegnate da una lettera, secondo l'oggetto prevalente della documentazione. La quinta sezione A comprende i documenti di organizzazioni politiche, amministrative collegate con il movimento di liberazione e i fondi personali dei protagonisti; la sesta B le carte più strettamente partigiane (formazioni e comandi); la settima C la documentazione posteriore alla liberazione e i documenti della Rsi, tedeschi e alleati; l'ottava D i documenti raccolti in ricerche specifiche. Ad esse si è ora aggiunta la sezione nona E in cui è stato collocato l'archivio dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, dalla sua fondazione, nel 1947, al 1965. Pur con lacune dovute alle vicende travagliate degli anni Cinquanta, si tratta di una documentazione rilevante sopratutto per il periodo della costitutzione dell'Istituto - il primo ad essere fondato in Italia - e per l'azione svolta dai protagonisti della Resistenza in collaborazione con gli Archivi di Stato per la salvaguardia del patrimonio archivistico. Vi è presente anche documentazione riguardante la creazione dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Ialia di cui l'Istituto piemontese fu promotore nel 1949 insieme all'Istituto ligure. Il primo inventario sistematico dell'archivio venne redatto da Gianni Perona nella "Guida sommaria agli archivi degli Istituti di storia della Resistenza"; in esso comparivano quasi esclusivamente le sezioni dell'archivio originario, ricostruito nell'ordinamento dato dai primi archivisti, pur con segnature mutate.

Il cospicuo accrescimento dell'archivio nel decennio 1972-1982 venne documentato nel nuovo inventario curato da Gianni Perona con la collaborazione di Luciana Benigno Ramella nella "Guida agli archivi dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte" del 1983; ad esso si rimanda per più ampie notizie e per la descrizione della struttura dell'archivio originario, nonché per le accessioni fino a quell'anno. Nell'ultimo quindicennio, l'ampliarsi degli ambiti di ricerca e il consolidarsi del prestigio scientifico dell'Istituto hanno avuto come risultato un accrescimento delle donazioni e dei depositi di fondi tale da portare al raddoppio del patrimonio archivistico. Dagli anni Ottanta il campo delle ricerche si è allargato al periodo fra le due guerre (è in corso la schedatura, in collaborazione con l'Archivio di Stato, del fondo del Pnf di Torino, con circa 100.000 fascicoli personali), al secondo dopoguerra (nuovi ceti dirigenti della Repubblica, processi giudiziari post liberazione), e si è rivolto ai temi di storia sociale, alla storia di genere, all'analisi della composizione sociale del partigianato piemontese, alla ricostruzione. Molte di queste ricerche hanno prodotto banche di dati informatizzate. L'interesse dell'Istituto ad indagare la storia politica, economica, sociale e militare piemontese, nel contesto nazionale e internazionale, ha portato all'acquisizione di fondi di rilievo: tra di essi il fondo della Federazione piemontese del Pli (1944-1964), dal 1945 allo scioglimento, l'archivio Laura Colonnetti-Fédération éuropéenne de socours aux étudiants (1945-1950; bb.61), il completamento del fondo dell'Unione regionale piemontese del Partito d'Azione (1945-1947; bb. 30), le carte del Partito socialista versate da Giuseppe Lamberto (1945-1989), l'archivio della sede piemontese dell'Associazione ricreativa culturale italiana donato da Enzo Lalli, documenti della Federazione del Partito comunista italiano (1944-1945; bb. 13), donato da Giuseppe Garelli, l'archivio dell'Associazione famiglie martiri e caduti per la liberazione, le carte di Vito Damico (1944-1946; bb. 4), relative al Consiglio di gestione Fiat Mirafiori. Accanto ad essi sono stati acquisiti rilevanti archivi e carteggi di personalità: i fondi di Giorgio agosti (1937-1945; bb. 12), di Aldo garosci (1945-1970; bb. 87), di Filippo Frassati (1944-1968; sc. 21), di Amedeo ugolini (1939-1946; bb. 2), di Giorgio Vaccarino (1947-1950; bb. 2), il carteggio di Willy Jerwis (1944-1952; fasc. 1), e l'archivio di Umberto Zanatta (1940-1968; bb. 275). Nel 1997 è stato depositato, per volontà degli eredi, l'immenso archivio di Guido Quazza (1938-1996; 30 m.), riguardante l'intero suo percorso di storico, di docente e preside della Facoltà di magistero dell'Università di Torino e di presidente dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. Molti di questi nuovi fondi sono in corso di ordinamento. Non è stata trascurata l'acquisizione di natura più strettamente resistenziale che hanno costituito notevoli arricchimenti, come le carte del Comando brigate Matteotti del Piemonte (1943-1956; bb. 22), il fondo del Comando del primo gruppo divisioni alpine autonome del maggiore Enrico Martini Mauri, l'archivio del Servizio informazioni militari Nord Italia di Aminta Migliari (1943-1948; bb. 90), versato per volontà degli eredi, le carte della Missione Oss Sophie di Gigi Segre (1944-1945; b. 1), documenti della Organizzazione Franchi di Edgardo Sogno, donati da Giovanni marengo (1945; fasc. 2), una prima parte dell'archivio di Pier Luigi Passoni, rappresentante socialista nel Clnrp e copia dell'archivio resistenziale di Arturo Colombi (1943-1945; bb. 2), versato da Nella Marcellino.

Un cenno a parte merita la cospicua donazione dei documenti riguardanti la Resistenza canavesana, raccolti dai fratelli Elio e Ezio Novascone (1944-1945; bb. 18, ftg. 547). Accanto all'archivio, la biblioteca e l'emeroteca, fondate sul nucleo delle raccolte del disciolto Cln piemontese, hanno attualmente una consistenza di 18.000 volumi e 490 testate (tutti catalogati in Sbn), specializzati sulla storia del secondo conflitto mondiale, dell'antifascismo, della Resistenza e della deportazione. Si segnala, infine, il deposito, da partye dell'Associazione nazionale ex deportati e dell'Università di Torino, dell'archivio sonoro della deportazione piemontese. Nel 1995, con delibera approvata dall'assemblea dei soci, l'Istituto storico della Resistenza in Piemonte ha mutato la propria antica denominazione nell'attuale Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea.